il Programma
Oltre 100 appuntamenti fra dibattiti, confronti, presentazioni di libri e interviste, workshop, musica, reading e letture dal vivo.
I vecchi, i giovani
e la memoria
25 e 26 settembre
Partiamo dai numeri: la diminuzione delle nascite contemporaneamente all’aumento della longevità negli ultimi anni, ha cambiato gli assetti della società, della politica e dell’economia. Si vive di più e si nasce di meno. Il fatto non riguarda solo l’Italia, o l’Europa, ma tutto il mondo. Per la prima volta nella storia, nel 2018 gli "over 65" hanno superato in numero i bambini sotto ai 5 anni. In proiezione, nel 2050 i cosiddetti anziani rappresenteranno quasi il 20% su scala globale, il 30% nella media europea e il 34% della popolazione italiana.
Poi, all'improvviso, quello che prevedi da tempo ma non ti aspetti che succeda accade veramente. Nel novembre 2019 esplode a Wuhan nella popolosa regione cinese del Hubei una epidemia legata ad un virus sconosciuto. Nel giro di pochi mesi il Coronavirus si diffonde in tutto il mondo. Il giorno 11 marzo 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara: è pandemia. Solo due giorni prima, in una conferenza stampa drammatica, il Governo italiano decreta su tutto il territorio nazionale la chiusura totale del Paese. Presto, il lockdown sarà adottato in tutto il resto del Mondo ma non alla stessa velocità con cui il Covid-19 si estenderà, raggiungendo ogni angolo della Terra.
Chi ha memoria, dirà che neanche ai tempi della guerra si era vissuto una cosa simile.
Già dai primi di marzo, i medici di turno negli ospedali della provincia di Bergamo in Lombardia, una delle Regioni più colpite, si trovano ad affrontare per la prima volta la pratica del cut-off, fissato a ottant’anni.
La disponibilità limitata di posti letto in Terapia Intensiva in relazione al numero elevato dei contagiati impone in quel momento una scelta. Dolorosa e inevitabile. Dover prendere una decisione che nessuno vorrebbe mai prendere: di fronte a un solo posto per tre pazienti, a chi salvare la vita?
Così la realtà ci ha sbattuto di fronte al dilemma "È più importante la salute o il lavoro? È più importante la vita di un vecchio o quella di un giovane?
Su oltre 260.000 casi confermati in Italia l'età media è stata di 61 anni, secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità. Delle oltre 35.000 vittime, circa 22.937 (dato aggiornato al 22 luglio) aveva più di 70 anni.
Come si potrà raccontare tutto questo un giorno?
Ora che il filo della memoria di questo Paese è stato reciso con un taglio così netto e improvviso.
Cosa resterà della nostra silente e pietosa Spoon River?
Si fa forte un’idea, che il welfare state non solo deve tornare ad avere centralità nell'azione politica di ciascun governo nazionale, ma deve altresì costituire realmente il “pilastro” su cui far poggiare la casa comune europea. Sicuramente se, come in Germania, avessimo avuto posti 8 posti letto ogni mille contro i nostri 3,2 (5 è invece la media europea) sarebbe stato diverso l'impatto e, probabilmente, avremmo avuto meno morti. Eppure, la spesa pubblica per il servizio sanitario nazionale non è diminuita in questi anni, anzi. Allora, dove abbiamo sbagliato?
In realtà, se si vuole il meglio per noi stessi si deve partire dall’aver cura degli altri. Guardare le cose nella loro complessità può aiutarci a trovare la via d’uscita. Lavoro, pensioni, salute sono tutte questioni connesse e intrecciate, e riguardano anche le questioni migratorie, la scuola e l'educazione, la ricerca e la formazione, la cultura. Non si risolvono i problemi con slogan e frasi ad effetto, senza una visione politica strategica. Si chiama etica della responsabilità.
Senza memoria non c'è futuro. E non c'è futuro se non si affronta il tema della povertà e quello della disuguaglianza. Una società migliore e più giusta, questo deve essere lo scopo primo e più alto della politica.
Per questi ideali si sono battuti uomini come Giuseppe Di Vagno di cui, proprio il 25 settembre, ricorrerà il 99 anniversario dal suo tragico assassinio.
Di Vagno aveva compiuto 32 anni quando fu ucciso dai fascisti.
Per il coraggio e l’amore per la vita è invece morto solo qualche giorno fa Willy Monteiro Duarte italiano di Capo Verde.
Willy aveva solo 21 anni quando è stato ucciso dalla banalità del male.
Si dice che non siano i giovani a determinare l'avvenire e neanche a decidere le sorti del mondo. Può darsi. Sono però loro indubbiamente ad anticipare le tendenze e le aspirazioni della società nel suo insieme. Per questo bisogna guardarli con occhi diversi, vedere le cose nel loro insieme. Per questo occorre cambiare prospettiva. Guardare le cose da un altro punto di vista.
O più semplicemente guardarle da più punti di vista.
Dei vecchi e dei giovani. Servono più legami che divari.
Occorre ricucire le fratture, saldare un patto tra le generazioni.
Fili da tendere tra la memoria e il futuro.
Dai vecchi ai giovani.
25 settembre
26 settembre
info
Durante i Festival sarà possibile seguire le dirette streaming di tutti gli eventi presso la Community Library di San Benedetto, fino ad esaurimento posti, con registrazione all’ingresso.
L’ingresso a tutti gli eventi è libero e gratuito su prenotazione fino ad esaurimento posti. In caso di pioggia gli appuntamenti all’aperto si svolgeranno presso San Giuseppe, Chiesa di Santa Chiara e San Benedetto.
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